Titolo

Resident Evil VILLAGE  (Resident Evil 8)

Anno

2021

Piattaforma

Xbox One e X - Playstation 4 e 5 - PC

7 maggio 2021

7 maggio 2021

7 maggio 2021

Official Website:

https://www.residentevil.com/reverse/it/   https://www.residentevil.com/village/it/

 

la scheda del gioco      

C’era una volta una software house nipponica che voleva produrre un titolo che soddisfacesse tutti i tipi di giocatori. Inserì allora gli zombie, dialoghi ammiccanti il passato, citazioni varie, esplorazioni vecchio stile, atmosfere angoscianti, ma anche tonnellate di sparatorie, sequenze cinematografiche (alcune delle quali piuttosto opinabili), personaggi storici della serie e tutto quanto risultò, a dire della software house, necessario affinché ogni fan di Resident Evil potesse indicare quel titolo, così grande e così corposo, come il miglior Resident Evil mai prodotto dal 1996. La tapina dimenticò però un piccolo particolare: cercare di accontentare tutti avrebbe potuto essere un’arma a doppio taglio. Fu così che nacque Resident Evil 6.

 


Cominciare la recensione di RE Village citando Resident Evil 6 potrebbe essere strano e risultare fuorviante, ma le basi su cui si poggia Village sono le medesime: pescare dal passato di Resident Evil, anche piuttosto recente – Resident Evil 7 – per proporre un nuovo capitolo migliore del precedente e anche di più. Fare meglio di Resident Evil 7 non era di certo un’impresa complicata: la roboante pubblica acclamazione del titolo del 2017 quale grande gioco horror ben riuscito, a mio parere per altro espresso a più riprese, non è sufficiente a ritenere quel titolo - dal titolo per altro sbagliato – un gran bel Resident Evil. Non ho voglia di ritornare sul passato: la recensione di Resident Evil 7 è già stata scritta e pubblicata e digerita a suo tempo, se volete ripescarla potete tranquillamente accedervi dal menù dei giochi. Resident Evil 7 va comunque citato perché questo Village ne è il diretto sequel, nonostante le palesi differenze ma anche similitudini in qualche frangente. Piccola parentesi prima di andare a fondo con la recensione di RE Village: coloro i quali sono rimasti affascinati dal suo predecessore probabilmente storceranno il naso davanti al Village e la prova sono gli innumerevoli commenti che mi sono capitati di leggere in giro per il web riguardanti soprattutto il pilastro a quanto pare portante di RE 7 che è assente (per ora) nel Village: la modalità VR. Ci sono giocatori che non intendono dare neppure una possibilità al Village se Capcom non implementerà la modalità con il visore. A coloro che scelgono questa strana via, non mi resta che augurare buona fortuna con Resident Evil 4 VR e passare oltre.

 


Resident Evil 6 poggiava le proprie basi sulla fine della faida tra Chris Redfield e Albert Wesker avvenuta nel quinto capitolo numerato della serie. Davanti agli occhietti dei programmatori c’era una vasta autostrada lunghissima da percorrere. L’hanno riempita con ogni ben di Dio, ma l’hanno fatto male. Cercando appunto di accontentare gli amanti del survival horror classico della serie e la nuova componente action horror inserita da Resident Evil 4 in poi hanno creato un enorme ibrido che non sa né di carne né di pesce. Nonostante la presenza di Leon, Chris, Sherry, il figlio di Wesker e di rimandi al passato in termini di espressioni o semplici camei, Resident Evil 6 risulta un gioco in grado di scontentare sia i primi che i secondi e, nonostante le ottime vendite (anche i film di Resident Evil di Anderson hanno sempre incassato un botto, ma ben sappiamo che razza di film sono), è onestamente il peggior titolo della serie principale numerata. Dal 2012 al 2017 sono passati 5 anni ed è arrivato Resident Evil 7 (o VR, come lo chiamo io), una specie di reboot non dichiarato della serie oppure di spin off camuffato da titolo della serie principale che ha rimescolato per la seconda volta le carte in tavola, sterzando bruscamente la lancetta verso lo splatter senza ritegno e verso situazioni horror veramente angoscianti. Via la visuale in terza persona, via l’azione sfrenata, via i personaggi storici della serie (va beh, in un DLC c’è Chris Redfield, il pilastro portante della serie, ma sappiamo anche molto bene che la faccia… quella faccia… okay, andiamo avanti), via l’Umbrella cattivona. E’ stato un vero e proprio successo, sotto ogni punto di vista. “Il ritorno del terrore in Resident Evil”, strombazzavano da tutte le parti, quando a dirla tutta Resident Evil non è mai davvero stato un titolo in grado di terrorizzare il giocatore, se non nel remake del primo episodio, sicuramente non quanto il 7 è stato in grado di fare. Tra il 7 e il Village, che è l’8… e chissà perchè questa volta hanno optato per camuffare meglio il numero, cosa che avrebbero dovuto pensare nel 2017 (va bene, la smetto)… dicevo, tra il 7 e l’8 sono usciti due remake, l’ottimo remake del 2 e il mediocre eppur divertente remake del 3. Il tutto non ha fatto che generare confusione sul futuro di Resident Evil, almeno fino all’annuncio ufficiale del Village (seguito da rumors insistenti che poi si sono rivelati veritieri). Certo, il 7 faceva un botto di paura eccetera eccetera, ma cacchio, il remake del 2 è fantastico, fatto troppo bene, poi ci sono gli zombie, Leon e Claire con le facce nuove, stavolta più in linea con le classiche e non come Chris Redfield del 7 che sembrava suo cugino di terzo grado… E dunque?

 


E dunque Resident Evil Village è un gioco piuttosto furbo, confezionato ad arte per piacere a tutti, ma questa volta veramente a tutti, anche a possibili nuovi fan di Resident Evil, magari anche quelli che hanno scoperto la serie con i remake o semplicemente con il settimo capitolo. Il Village non inventa assolutamente nulla di nuovo: a fianco della scelta di voler proseguire la storia di Ethan Winters, che fosse pianificato o meno non ha ormai alcuna importanza, si è scelto di attingere a quanto di buono se non ottimo prodotto nei titoli precedenti (massicciamente da Resident Evil 4, ma anche dal Rebirth, da Resident Evil 5 e ovviamente dal 7), mescolando il tutto con dei classici cliché dell’horror che hanno trovato sicuro appeal nei giocatori e puntando il riflettore su collegamenti, questa volta reali anche se a tratti un po’ forzati, a quanto si è scoperto di Resident Evil nel corso degli anni fino ai giorni nostri.

 


Non dovrebbe esserci bisogno di puntare il dito sulle similitudini innumerevoli con i titoli sopra citati, soprattutto se si è già terminata la campagna, ma magari una precisazione riguardante i cliché horror utilizzati andrebbero snocciolati, soprattutto se non si ha una vasta conoscenza dell’horror classico e quant’altro. Il villaggio sperduto, i licantropi (in questo caso chiaramente collegati alla muffa del 7 e ad un “nuovo parassita” che strizza l’occhietto fetido verso Las Plagas), il castello, la castellana vampira e le sue figlie, le segrete del castello con gli incappucciati simil zombie che ricordano i monaci dei Los Illuminados, l’ambientazione acquatica con un mostro pieno di occhi sul dorso che infesta l’area e risponde al nome di Moreau, riferimento sia a Del Lago che alla mutazione di Ricardo Irwing di Resident Evil – forse più alla seconda che alla prima – e che rimanda al romanzo e al film L’isola del dottor Moreau, la bambolina apparentemente posseduta tipo Annabelle o Chucky, gli esperimenti di un folle, Heisemberg, con corpi umani fatti a pezzi, modificati e portati alla vita con l’utilizzo di congegni elettrici in pieno stile Frankenstein (e in pieno stile Nemesis, a giudicare dall’aggeggio che i mostri di Heisemberg portano al petto e che permette loro di muoversi… Tutte caratteristiche che non sono altro che variazioni di un tema già proposto da anni, se non secoli, dalla letteratura horror e dalla conseguente cinematografia, pietre miliari di personaggi malvagi entrati nella cultura collettiva dell’intero pianeta. Era impossibile non fare centro. Accanto a tutto questo, troviamo una giocabilità decisamente superiore al suo predecessore, con un sapiente mix di esplorazione, combattimenti e cutscene egregiamente dirette, un ritorno personalmente asai gradito al back tracking tipico del survival horror e, chiaramente, una grafica da mozzare il fiato. Tanti si sono lamentati del fatto che Resident Evil Village non sia in realtà un titolo next generation: io rispondo “e sti cazzi?”. Vagare nel villaggio, nel castello o nella fabbrica di Heisemberg è un piacere per gli occhi, soprattutto grazie alla fluidità di un Ethan Winters che finalmente non è un sacco di letame zavorrato come in Resident Evil 7.

 


Al momento non voglio ancora addentrarmi e sviscerare la trama, perché magari ci sono un sacco di giocatori ancora in partita o che non hanno ancora comprato il titolo. Ci tengo comunque a sottolineare che un pregio della trama di Resident Evil Village è dare un senso a quella assurdamente confusa di Resident Evil 7. In certi momenti vi ritroverete, almeno a me è capitato, a mormorare “ah, ecco perché!” dopo un dialogo o la lettura di un file e questo è un aspetto positivo per rendere grazia a un titolo che, sempre a mio parere, finora non c’entrava una mazza con Resident Evil. Non fraintendetemi comunque: il mio giudizio su Resident Evil 7 resta sempre lo stesso di prima. Non sarebbe dovuto esserci uno “spiegone” in Resident Evil Village del senso che ha avuto quanto visto e giocato in Resident Evil 7.

 


Per concludere questa recensione senza spoiler, Resident Evil Village è un ottimo Resident Evil, di gran lunga superiore al predecessore ma ancora un gradino dietro a Resident Evil 4 dal momento che non propone assolutamente nulla di nuovo in termini di gameplay o di innovazione all’interno della serie. Per lunghi momenti potrebbe capitare di chiedervi che cosa stia succedendo su schermo a livello di trama, ma potete stare tranquilli che ogni cosa sarà svelata a tempo debito e nella campagna principale, non in un DLC (come successo per Resident Evil 7, il vero boss finale non era ovviamente Eveline!). Certo, alcune scelte narrative sono un po’ opinabili, il level design non è sempre impeccabile (lo scenario di uno dei Quattro Signori non mi è proprio piaciuto, ma questi sono gusti personali), ma in linea di massima si tratta di piccolezze discutibili solo da persone pignole come me che pretendono sempre il massimo dalla propria serie di videogiochi preferita.
Se in Resident Evil 7 mi ero creato un sacco di aspettative positive che erano miseramente crollate, in Resident Evil Village non mi sono aspettato nulla e finalmente, dopo un bel po’ di tempo, ho potuto riapprezzare il sapore dolce della scoperta e di un Resident Evil degno finalmente di questo nome.

 


Per approfondimenti, vi rimando comunque alla sezione della recensione con spoiler… e lì non saranno tutte rose e fiori come in questa recensione.

 

Se da un punto di vista della giocabilità Resident Evil Village si presenta come un gioco ben solido e con una struttura collaudata, un mix sapiente tra Resident Evil 7 e Resident Evil 4, altrettanto non si può dire della trama e di parecchi elementi che la compongono. Come scritto nella recensione senza spoiler, Resident Evil Village è un gioco furbo, confezionato ad arte per piacere a tutti, ma questa volta veramente a tutti, anche a possibili nuovi fan di Resident Evil, magari anche quelli che hanno scoperto la serie con i remake o semplicemente con il settimo capitolo.

 

Village va ad appoggiarsi sulla struttura ultra collaudata di Resident Evil 4, unendo a questa particolari richiami ad elementi storici della serie: i Lycan (ma anche gli stessi Moroaica) ricordano al tempo stesso sia gli zombie che i Ganados che i Majini, con una spruzzata di Ndipaya per quanto riguarda i mostri armati di arco e frecce; le 4 maschere di castello Dimitrescu rimandano all’enigma delle maschere del Rebirth, cosi come tutta la sontuosità del castello ricordano sia quella del 4 che la mansion di Spencer; la stessa Alcina Dimitrescu è una novella Mr X di RE 2 in gonnella e taglia di reggiseno esagerata, ma senza lo stesso carisma dell'iconica creatura in impermeabile; le creature gigantesce (i due Urias e i due boss opzionali, il cannibale e il guardiano della tomba) dotate di armi altrettanto enormi, ricordano i giganti visti sia in Resident Evil 4 che in Resident Evil 5; alcuni mostri, nonostante le differenze fisiche (sto parlando dei Soldat e addirittura del boss Sturm), rimandano la memoria ai Garrador che attaccavano alla cieca fino a incastrarsi sul muro per qualche istante, mettendo allo scoperto il loro punto debole posteriore; la presenza di un mostro acquatico umanoide richiama alla mente più Ricardo Irving del 5 che DelLago del 4; non dimentichiamoci poi di un certo mercante, che vende e acquista armi, munizioni e oggetti preziosi e non, utile per potenziare le armi, ma questa volta più integrato alla trama del suo predecessore visto in Resident Evil 4 e, tanto per citare la più clamorosa somiglianza con il passato, a mio avviso, la trasformazione aracniforme proprio del boss finale, di saddleriana memoria. Attorno a tutto questo troviamo un villaggio senza reali sopravvissuti, se non negli primi istanti di gioco, un castello con tanto di segrete da esplorare, una casa deserta che nasconde luride nefandezze e delle miniere ricche di insidie. La location più originale è la fabbrica di Heisemberg, relegata a ruolo di laboratorio parallelo a quelli più piccoli esplorabili in tutti gli altri scenari. La non linearità dell’esplorazione, che ha indicato quale falso open world la modalità di esplorazione degli scenari di gioco, altro non è che il classico backtracking tipico della serie e sparito da Resident Evil 4 a Resident Evil 6 - anche se in RE 6 si riesplorano scenari visti in altre campagne, ma da un punto di vista differente che non è classificabile come backtracking. Lo stesso Resident Evil 7 aveva re introdotto questo elemento tipico del survival horror, il backtracking appunto, ed era sensibilmente più simile, ma non identico, ai backtracking originali, contrariamente a quello proposto dal Village. Salvo sporadici momenti, il backtracking del Village infatti è utile solamente per quanto riguarda il ritrovamento di tesori o quest secondarie sempre collegate ai tesori.

 

Per tutti questi particolari, e perdonatemi se al momento non li ricordo tutti, Resident Evil Village non offre realmente delle novità dal punto di vista del gameplay e dell’aspetto grafico, non a livello di Resident Evil 7, a cui questo sequel è purtroppo direttamente collegato, pur attestandosi su un ottimo livello di gioco, alternando momenti in cui si spara davvero molto, a momenti più esplorativi e di atmosfera, uno su tutti lo scenario che riguarda Casa Beneviento, in cui il giocatore si ritrova addirittura (ma senza motivi plausibili) spogliato di ogni oggetto, curativi compresi. Proprio questo collegarsi direttamente a Resident Evil 7 a livello di trama è il punto dolente del gioco, perché dà il via a una sequenza di “rivelazioni” culminanti con quella che reputo un’esagerazione che fatico a digerire. E no, non si tratta della morte di Ethan Winters.

 

La trama di Resident Evil Village appare oscura per circa tre quarti del gioco. In alcuni tratti mi sono ritrovato ad avanzare per inerzia, senza capire onestamente le motivazioni che spingevano Ethan a proseguire, se non l’obiettivo di uscire da un luogo per accedere a non si sa quale progresso reale. Poi, improvvisamente, il giocatore viene bombardato di notizie, veri e proprio spiegoni sotto forma di file o monologhi, spiegoni  che mai sono apparsi in un Resident Evil, in cui la trama veniva mano a mano svelata con il progredire del gioco, alcuni dei quali veramente da lasciare interdetti per alcuni istanti. Ma andiamo per ordine.

 

Come veniva mostrato dai primi trailer, Chris Redfield faceva irruzione in casa Winters, uccideva Mia davanti agli occhi di Ethan e ne rapiva la figlioletta Rosemary. Onestamente, e in tempi non sospetti, proprio in diretta su Twitch, la scena dell’uccisione di Mia da parte di Chris poteva far scaturire soltanto un dubbio: o Chris non era Chris o Mia non era Mia. Non c’era spazio per la terza ipotesi, ossia che Mia fosse stata soltanto ferita, perché questo non avrebbe giustificato il rapimento della piccola Winters. E dunque con questo grosso interrogativo, si inizia la disavventura di Ethan Winters alla ricerca non tanto della verità, quanto della bambina, una missione di salvataggio di una figlia che sa di già visto (la figlia del Presidente Graham di Resident Evil 4) ma che introduce come pilastro fondamentale del gioco un tema ben preciso che ai miei occhi, probabilmente perché anche io sono genitore di due bambine, è parso lampante fin dall’inizio. Sto parlando del rapporto proprio tra genitori e figli. Per tutto il gioco, e in quasi ogni dialogo, non si fa che parlare di genitori e figli. Ethan cerca sua figlia. Elena, la sopravvissuta in casa di Luiza, uccide il padre che adorava e che si era trasformato in mostro, per poi cadere anch’ella vittima dei misteriosi eventi. Alcina Dimitrescu, prima figlia di Miranda, ha tre figlie, anche se in realtà non sono proprio figlie sue, ma è così che si riferisce a loro. Donna Beneviento, figlia di Madre Miranda, ha perso la figlia Claudia in seguito a malattia e ha utilizzato le proprie conoscenze sugli effetti del mutamicete per dare vita a un surrogato di figlia, la bambola Angie. Salvatore Moreau, terzo figlio di Madre Miranda, cerca di fermare Ethan per apparire migliore di quanto sia agli occhi della madre, invocandola ripetutamente durante i combattimenti. Al contrario, Heisemberg, il quarto figlio di Miranda, cerca un sistema per liberarsi da quella cosiddetta madre ingombrante che lo ha trasformato in un mostro. E infine troviamo proprio Madre Miranda, che agisce come agisce per riportare in vita la figlia Eva, deceduta per influenza spagnola, utilizzando il potere del Megamicete e il corpo di Rosemary, misteriosamente suddiviso in 4 cristalli non si sa in che modo e neppure per quale reale motivo. Il tema della famiglia dunque introdotto in modo anomalo e malato con i Baker qui ritrova una differente esposizione, mostrando in chiave Resident Evil diversi rapporti tra genitori, anche se non tutti biologici, e figli, quasi andando a riprendere tematiche proprie del Code: Veronica e addirittura, ma alla lontana, il progetto dei Wesker Children. Onestamente non ho compreso le intenzioni che abbiano spinto gli sviluppatori a insistere in maniera così palese su questo tema, forse per enfatizzare le motivazioni che spingevano Ethan nella ricerca della sua piccola, ma dal momento che reputo la trama l’anello debole, davvero debole dell’intero gioco, non ha poi così importanza conoscerle se non registrarne la presenza.

 

Se dunque per tre quarti di gioco assistiamo a una sequenza di “assurdità” senza spiegazione, prima fra tutte la suddivisione del corpo della bambina in 4 parti cristallizzate, nell’ultimo quarto di gioco ci sono talmente tante rivelazioni che sono difficili da digerire tutte. L’errore, sempre secondo il mio punto di vista, di Resident Evil Village, della sua trama, è prima di tutto voler dare un senso a quella di Resident Evil 7. Tutti coloro che mi conoscono o semplicemente coloro che hanno visto i miei gameplay del titolo in questione - o hanno letto la mia recensione proprio in queste pagine, sanno bene quanto mi piaccia poco Resident Evil 7. Non scendo nei particolari ormai triti e ritriti, mi limito a puntare il dito su una trama da spin off ai limiti del paranormale che non faceva che lasciare il giocatore con un sacco di quesiti al termine dell’avventura. Resident Evil Village ha voluto dare un senso a quanto visto in Resident Evil 7 ma per farlo si è spinto un po’ troppo lontano, lasciando l’amaro in bocca. Per capire cosa intendo, cominciamo dalla fine.

 

Madre Miranda perse la figlia Eva di pochi mesi per influenza spagnola nei primi anni del secolo scorso e questo la gettò in una profonda disperazione. Vagando nelle caverne che circondavano il villaggio, entrò in contatto casualmente - casualmente eh - con questo Megamicete e ne rimase infettata. Per farla breve, il Megamicete è ciò che crea la muffa vista in Resident Evil 7, è l’origine della muffa. Resident Evil 7 non spiegava nulla sulle origini dell’infezione fungina che era in grado di controllare Eveline, ma sappiamo bene che il contatto con il fungo determina la mutazione del soggetto o addirittura la morte istantanea. Lo abbiamo visto in varie situazioni proprio in Resident Evil 7. Miranda no, non è morta e nemmeno si è evoluta, almeno non subito, ma addirittura è riuscita a comprendere il potere del Megamicete, in poco tempo, a quanto pare, dal momento che si è subito messa all’opera per utilizzare questo potere per riavere indietro la figlia morta la cui coscienza, a quanto pare di nuovo, era contenuta nella grottesca creatura simile a un enorme feto, assieme a quelle di tutti coloro che morivano da quelle parti. Miranda ha ricevuto quindi la conoscenza dal contatto con la muffa, dal momento che l’abbiamo vista completamente umana, e non stile fattucchiera con le ali, nelle foto rinvenute nel suo laboratorio segreto, probabilmente il suo primo laboratorio prima di passare le informazioni alla Connection responsabile della creazione di Eveline e dunque degli eventi di Resident Evil 7. Da quel momento, fino agli eventi di Resident Evil 7, Miranda non ha fatto altro che sperimentare gli effetti della muffa sui poveri abitanti della regione, con presumibilmente un sacco di fallimenti, fino alla “creazione” di 4 figli alcuni dei quali, come Salvatore Moreau, sono i diretti responsabili della creazione dei mostri che troviamo nel gioco. Ma non è tutto: allo scopo di creare una combinazione perfetta tra la muffa e l’ospite è stato aggiunto pure un parassita, il Cadau - il dono, come diceva Marguerite Baker in Resident Evil 7... e non soltanto lei - che ricorda in maniera inquietante non solo Las Plagas di Resident Evil 4 ma anche quelle di tipo 2 viste in Resident Evil 5. Ma di nuovo non è tutto! Accanto a tutto ciò, nel castello Dimitrescu, venivano effettuati nuovi esperimenti utilizzando delle mosche che potevano consumare un essere umano e poi ricomporlo mediante aggregazione e imitazione… ma non finisce nemmeno qui! In casa Beneviento si sperimentavano gli effetti della muffa sulle piante allo scopo di provocare allucinazioni riguardanti i morti! E non basta ancora, da un’altra parte si sperimentavano apparecchiature in stile cuore di Nemesis per cercare senza successo di controllare a distanza una creatura infetta allo scopo di fargli portare a termine un determinato compito senza fermarsi… proprio in stile Nemesis (ma Nemesis vecchio stile, non di certo quello visto nel Remake).

Come se questo guazzabuglio assurdo non bastasse, gli sceneggiatori furbacchioni si saranno seduti attorno a un tavolo chiedendosi come collegare tutta questa sequenza di stronzate, scusate la parola, con l’ossatura di Resident Evil. E allora quale migliore occasione per infilare un bel file scritto direttamente da Ozwell Spencer in cui dichiarare che addirittura le ricerche di Miranda avevano ispirato il futuro fondatore dell’Umbrella Corporation (ecco anche spiegato il logo dell’azienda farmaceutica, ispirato dal simbolo dell’inspiegabile Calice dei Giganti) proprio nella fondazione della società e nel perseguimento di uno scopo diverso dal ridare la vita a una persona perduta?  Madre Miranda dunque è stata promossa in pochi minuti da fattucchiera alata in musa ispiratrice non solo degli eventi di Resident Evil 7 (come si evince dai files, Eveline non era altro che un esperimento fallito per ottenere un involucro per la figlia) ma addirittura di tutti gli eventi conosciuti fino ad oggi di Resident Evil. La trama di Resident Evil Village ha la stessa presunzione del remake di RE 3: cercare di riscrivere il passato di Resident Evil aggiungendo novità che vanno a demolire elementi finora noti in una certa maniera (i parassiti di RE 3 Remake, pur visti anche in ORC, sono troppo simili a Las Plagas e alla stessa maniera Village ha troppe similitudini con  RE 4 per giustificarne addirittura l’esistenza). La fortuna di Village rispetto a RE 3 Remake è la solidità del titolo a livello di grafica, giocabilità e longevità, ma questi elementi, positivi, non possono e non devono mascherare un intento che appare ai miei occhi fin troppo chiaro. Giustificare in qualsiasi maniera le assurdità viste in RE 7 e addirittura riscrivere la storia di Resident Evil con aggiunte che distorcono notevolmente quanto si conosce fino a questo momento. Senza poi calcolare che molte di queste giustificazioni continuano a restare senza spiegazione e vanno prese così, per buone, perché compaiono scritte su un file.

 

Se la trama generale è un intrico di esperimenti con apparentemente il solo fine di riportare in vita la figlia di Miranda passando per la Connection e i Baker, dall’altro canto la storia del destino di Ethan appare ancora più nebulosa. Se da una parte la spiegazione della sua morte per mano di Jack Baker va a giustificare quanto visto in Resident Evil 7 (le allucinazioni con Eveline protagonista, gli arti che si potevano riattaccare con le graffette e via dicendo), dall’altra getta un bel po’ di domande che non ottengono risposta. Come ha fatto Mia a comprendere che il marito era morto e diventato di muffa? Come ha potuto Mia convivere con una creatura fatta di muffa e addirittura farci un figlio dopo circa tre anni? E prima ancora, da quanto tempo Miranda era in casa con Ethan e quando pianificava di rapire la piccola Rosemary? E dietro a queste domande ne arrivano altre con Mia come protagonista. Perché Miranda non l’ha uccisa per sostituirsi a lei? E perché Mia, una volta liberata da Chris, indossava gli stessi vestiti che indossava Miranda nei panni della moglie di Ethan? Possibile che il trasferimento dei Winters in Romania fosse tutto un piano del nostro inossidabile Redfield per portare Miranda, che era controllata da tempo, allo scoperto? Le domande sarebbero ben più numerose di queste, ma se ci pensate bene non è necessario scriverle tutte, perché sono come le ciliegie: una tira l’altra, in un vortico di forse, può darsi, boh.

Se da un lato Village cerca di spiegare ogni minima sfaccettatura di una trama cominciata male con Resident Evil 7, dall’altra non fa che generare confusione, che si sarebbe potuta evitare relegando il 7 a re-boot della saga e dimenticando il passato una volta per tutte.

 

Prima di disquisire sulla presenza di Chris Redfield, vorrei scrivere due parole per quello che riguarda la scena finale, quella che ci mostra Rosemary Winters presumibilmente più che adolescente, e dunque spostata nel tempo almeno di una quindicina di anni rispetto al febbraio 2021 in cui avvengono le vicende del Village. Le immagini ce la presentano in balia di una non precisata organizzazione che pare la stia testando o utilizzando per alcune missioni, sfruttando i suoi altrettanto imprecisati poteri che, a quanto pare, neppure il quasi settantenne Chris Redfield immagina. Scena sicuramente di effetto, dal momento che la ragazza porta un mazzo di fiori sulla lapide commemorativa del padre, ma che spero non trovi alcun seguito in un futuro Resident Evil, almeno non nel 9, dal momento che si verrebbe a creare un buco di almeno quindici anni in cui sarebbe facile infilarci qualsiasi boiata. La scritta che segue le immagini sembra essere un presagio funesto: la storia del padre è finita. Molti l’hanno interpretata come il prologo per la storia della figlia, Rose, appunto, ma io non mi stupirei invece se protagonista del 9 fosse in realtà proprio Mia Winters e dunque si proseguisse con la storia della madre e non della figlia. Al di la di tutto ciò, abbiamo una certezza al 99%: Ethan Winters è morto e non ritornerà, imprigionato nel loop del mini gioco I Mercenari che tratteremo nella relativa sezione e, anche in questo caso, senza mezzi termini. Il suo corpo non è stato ritrovato, spazzato via probabilmente con l’esplosione che ha distrutto il villaggio e il Megamicete, ma ricordiamoci che anche Albert Wesker ha più o meno fatto la stessa fine ed è stato dichiarato morto definitivamente.

 

Citando Albert Wesker, l’acerrimo nemico di Chris, non possiamo che parlare di quest’ultimo. Ammetto che, quando Heisemberg si stava trasformando in robot e lanciava via Ethan di nuovo nei bassifondi della fabbrica, ho avuto il deja vu di Lucas Baker e del DLC Not a Hero di resident Evil 7. Nonostante il ruolo di Heisemberg mi risultasse più simile a quello di Saddler di Resident Evil 4 che a Lucas del 7, con la sua voce stridula e le continue chiacchiere con Ethan attraverso gli altoparlanti della fabbrica, quando l’ho visto allontanare Ethan mi aspettavo che non avremmo visto la fine della sua storia all’interno della campagna. Fortunatamente mi sono sbagliato, ma onestamente il pezzo con Chris come protagonista sembra proprio essere un DLC furbescamente accorpato alla campagna principale. Arsenale completamente differente, tonnellate di nemici, niente di meglio dopo il calvario a cui avevamo assistito dopo la sconfitta del quarto figlio di Madre Miranda. Additato come sotto l’effetto manipolatorio di qualcuno fin dai trailer, indicato addirittura come in grado di trasformarsi in Lycan per colpa della copertina del gioco in versione fisica, incolpato a più riprese da Ethan e da Mia di tutto quello che di brutto stava succedendo nel villaggio e dintorni, Chris Redfield, stavolta con la faccia che ci si aspetterebbe di vedere in un Chris Redfield cinquantenne, fa la sua parte più che egregiamente e plausibilmente, ma anche in questo caso la trama ci pone davanti al l’interrogativo finale senza risposta e con poco senso. Sappiamo che Chris fa parte della Blue Umbrella da Resident Evil 7, proveniente dalla BSAA di cui fa/faceva parte sin dai tempi del Revelations, ma presentare la BSAA in missione nel villaggio della Romania e in possesso di armi biologiche quando era stata creata appositamente per combatterle getta anche in questo caso un’ombra di confusione non da poco. Parrebbe quasi che i ruoli si siano invertiti: la Umbrella a difesa dalle armi biologiche, la BSAA intenzionata ad usarle non si sa come e non si sa perché. La frase finale di Chris e la sua squadra diretti alla BSAA Europe non lascia presagire niente di buono. Sempre in termini di trama, chiaramente.

Voglio concludere questa lunga recensione piena di spoiler sottolineando che probabilmente qualcosa mi è sfuggito e se mai mi venisse in mente integrerò l’articolo con nuove considerazioni e supposizioni… e voglio concluderla con la classica votazione da 1 a 5 che accompagna le recensioni degli ultimi capitoli di questa serie videoludica.

Do 4 su 5 a Resident Evil Village perché al di là della trama poco coinvolgente e parecchio confusionaria è un gioco divertente, solidissimo dal punto di vista tecnico e grafico, molto longevo, sempre se non ci si fa sopraffare dalla noia come purtroppo è capitato a me dopo solo due gameplay completi, e soprattutto divertente, contrariamente al suo predecessore che ha cercato di rinnovare la serie per la seconda volta senza riuscirci in pieno. E’ evidente che la migliore incarnazione attuale di Resident Evil, al di là della telecamera in prima persona, sia quella più vicina al 4 capitolo che al settimo. I due Remake del 2 e del 3 indicano la direzione da seguire. Ma con Resident Evil Village, che non fa che avallare la mia tesi, comincio davvero a preoccuparmi per il remake di Resident Evil 4.

 

P.S.: qualcuno sarebbe in grado di spegarmi come mai Eveline in Resident Evil 7 ha potuto agire indisturbata con i Baker per anni, mentre per Madre Miranda è stata sufficiente una sola giornata per essere annichilita? Grazie e alla prossima.

In occasione del secondo Resident Evil Showcase dello scorso 15 aprile, Capcom ha mostrato un nuovo trailer, a dir la verità non molto interessante o particolarmente evocativo (rispetto ai precedenti) ma affiancato da un paio di annunci succulenti.

 

 

 

Il più interessante riguarda il ritorno della modalità Mercenari, che neppure era stata inserita nel remake di Resident Evil 3 Remake, questa volta in soggettiva, con la possibilità di potenziare armi e abilità (e dunque di fatto più simile a quella di Resident Evil 6 che a quella di Resident Evil 4). Nel filmato mostrato si vede ovviamente Ethan combattere contro le creature, dotate di barra della vita , ma è presumibile supporre che ci saranna altri personaggi da poter utilizzare contro le orde di creature che il giocatore dovrà eliminare raccattando risorse dai cadaveri e cercando di mantenere il classico combo counter più elevato possibile allo scopo di effettuare punteggi elevati.

 

 

Il secondo annuncio riguarda la pubblicazione di una demo spezzata in due parti, una sorta di accesso anticipato per i possessori delle console di casa Sony, scaricabile immediatamente dopo il termine dello Showcase (del peso di circa 10 GB), ma giocabile a tempo (30 minuti ciascuna parte) e ad una data prestabilita. Successivamente a queste due mini demo, sarà disponibile una demo per tutte le piattaforme della durata massima di un'ora, giocabile una volta sola (una volta per account, per la precisione) a partire dal prossimo 2 maggio. Per i video in questione vi rimando alla scheda Video dove troverete le reaction e tutto il gameplay riguardante questa succosa anticipazione.

Di seguito trovate la reaction completa dello Showcase assieme ad alcuni illustri ospiti (da una diretta su Twitch).

 

 

Annunciata come parte multiplayer di Resident Evil Village, sulla falsariga di Resistance per Resident Evil 3 Remake, la Beta di RE: Verse é stata resa disponibile ad accesso chiuso e limitato nel tempo per coloro che ne avevano fatto richiesta, membri del servizio Ambassador di Resident Evil. Essendo in possesso dei requisiti ma memore dell'esperienza Resistance ho inviato la mia domanda ed é stata accettata. Non sono riuscito a giocare molto, per motivi di mancanza di tempo, 4 orette appena, ma mi sono bastate per comprendere quanto il multiplayer che affiancherà Resident Evil Village sia distante anni luce dal contesto di RE, ponendo a me stesso la domanda sulle motivazioni che spingono gli sviluppatori a voler perseverare su un sentiero che é, evidentemente, non consono né ai loro mezzi né al carattere della serie. Se poi a questo aggiungiamo che si tratta di un gioco anche celebrativo dei 25 anni di Resident Evil, la frittata é fatta.

Vi lascio al mio vlog di commento e alla seconda e ultima LIVE su Twitch dedicata a RE:Verse. Ne riparleremo a primavera inoltrata o quando una Beta pubblica verrà rilasciata.

 

 

 

Dopo una serie di annunci roboanti sui social network, Resident Evil Showcase é andato in onda la sera del 21 gennaio 2021 alle ore 23. Nonostante dovessi svegliarmi alle 5 di mattina, la curiosità era davvero tanta e l'attesa é stata ripagata da un sacco di notizie succulente. Tralasciando l'annuncio di skin per The Division 2 dedicate al 25° anniversario di Resident Evil (che si celebra quest'anno) e il multiplayer confezionato per seguire la moda lanciata da Resident Evil 3 Remake con Resistance, vale a dire affiancare un gioco in single player da una ciofeca altrimenti invendibile per gli amanti del multiplayer, e in questo caso il titolo é Re:Verse (lo proveremo giovedì 28 gennaio, sono stato accettato per la Beta e l'ho già installato nella mia PS4), veniamo a Resident Evil Village.

Potete vedere il nuovo trailer nella scheda successiva di questa sezione e trarre da soli le vostre conclusioni. Io ne ho soltanto una. Graficamente sontuoso, Resident Evil Village assomiglia troppo a Resident Evil 4, di cui si mormora sia in lavorazione un remake (che a sto punto mi fa paura, visto quanto il Village stia prendendo a mani basse dall'opera di Mikami del lontano 2005).

 

Un villaggio apparentemente fuori dal mondo. La campana che suona. Uno strano simbolo. Un castello da esplorare. Una figlia rapita da ritrovare (poco importa che sia la figlia del protagonista o del presidente degli Stati Uniti). Una castellana che comunica con una certa Mother Miranda (che dunque pare essere al di sopra di lei in una scala gerarchica ancora ignota) e parla di un rituale, così come Salazar era il castellano e parlava di un rituale e faceva riferimento al suo superiore, Lord Saddler. Un gigante armato (un martello o un albero sradicato non fa differenza nemmeno in questo aso). Un mercante che é disposto ad aiutare Ethan vendendogli armi e sicuramente anche altri oggetti in cambio di denaro e probabilmente tesori. L'inventario di Ethan.

 

 

L'INVENTARIO. L'INVENTARIO.

 

 

Per quanto riguarda quanto questo Village ha conservato da Resident Evil 7 troviamo, ovviamente, la visuale in soggettiva, alcuni personaggi, la presenza di insetti che a prima vista potrebbero ricordare Marguerite Baker ma che a me fanno venire in mente ben altro, una strana similitudine tra i giochetti del fratello della Dimitrescu, la castellana (probabilmente il tizio col martellone e gli occhiali da sole che si vedeva già dai primi trailer) e i giochetti che faceva Lucas Baker a Ethan in quel di Dulvey, Louisiana; ritorna, annunciato pure con enfasi dal producer Peter Fabiano, il dover nuovamente ricorrere a parare con le braccia attacchi fisici di armi da taglio, all'insegna del realismo più convinto.

 

 

 

 

 

 

 

Per finire, al momento ritengo interessante tutto quanto mostrato in questo showcase concernente Resident Evil Village, ma fin troppo simile a Resident Evil 4 per non lasciarmi leggermente dubbioso. Speriamo in una storia solido più di quella del 7 e che Chris Redield sappia essere convincente nella spiegazione del perché ha fatto quello che sembra aver fatto.

 

Vi lascio con il gameplay della Demo Maiden di Resident Evil Village messa a disposizione proprio la sera dello Showcase ai possessori di PS5. Per tutti gli altri sfigati non resta che attendere la primavera per una Demo giocabile davvero. E ovviamente il 7 maggio per l'uscita del titolo.

 

 

In occasione del recentissimo Resident Evil Showcase è stato mostrato proprio nei primi minuti dell'evento un terzo trailer, questa volta incentrato principalmente sul personaggio della donna elegante e molto alta intravista nei trailer precedenti, Alcina Dimitrescu, sul suo castello sfarzoso e su alcune nuove creature non ancora mostrate nei due trailer precedenti. In particolarmodo sembra che le segrete del castello siano popolate da creature simili a zombie ma armate di corte spade, mentre le presunte figlie della Dimitrescu sono in grado di trasformare a piacimento il loro corpo in uno sciame di insetti. Se in prima battuta si potrebbe pensare a una somiglianza con Marguerite Baker, in realtà le figlie della castellana assomigliano di più agli Gnezdo visti in Resident Evil 6. Durante il trailer viene menzionata un'altra persona, Mother Miranda, probabilmente una figura più in alto della Dimitrescu, e viene fatto un riferimento all'importanza di un certo rituale. Tutte queste informazioni unite a quanto poi rivelato dal producer durante lo showcase mi hanno fatto rizzare le antenne e pensare soltanto che questo Resident Evil Village assomigli in modo eccessivo a Resident Evil 4.

 

 

Il secondo trailer, mostrato circa tre mesi dopo il primo, comincia subito alla grande: la voce del protagonista, che ancora non si sa chi possa essere, pronuncia il nome Chris rivolto a qualcuno che è entrato in casa sua con un commando armato. E poi ecco arrivare la conferma: il protagonista del gioco sarà ancora Ethan Winters... e c'è pure sua moglie Mia. Dopo glie venti di Resident Evil 7 si sono ritrovati, hanno messo su casa... e famiglia. Il pezzo di trailer in cui Mia legge il libro con la fiaba è assolutamente spettacolare, talmente tanto che spero venga proposto in game giocabile, così come erano giocabili le macabre videocassette che si ritrovavano in giro per la casa dei Baker.

Il finale della versione estesa del trailer lascia pochi dubbi alle speculazioni, ma ne apre un migliaio di nuove.

 

 

 

 

Il seguente trailer, mostrato ad inizio giugno 2020, riporta (purtroppo) il nuovo Resident Evil sulle orme del predecessore, che è stato sè un grande successo di critica e commerciale, ma personalmente ha lasciato l'amaro in bocca a moti appassionati. Già dalle prima immagini si comprende quanto graficamente sontuoso sia il prossimo installement di Resident Evil, annunciato in esclusiva per le console della nuova generazione (PS5 e Xbox Series X) e per fortuna anche per PC, spingendo subito i fan della serie a una serie di speculazioni riguardanti gli strani simboli che appaiono nel filmato (tra cui pure quello dell'Umbrella) e i personaggi che vengono rapidamente mostrati. Si finisce così per parlare di licantropi, vampiri, villaggi, castelli e Resident Evil 4.

 

 

 

Cliccando il seguente link potrete accedere a una gallery di 73 screenshot pubblicata da me sulla pagina facebook estrapolata direttamente da questo trailer.

personaggi      

 
Ethan Winters torna protagonista del sequel di Resident Evil 7 e anche in questo caso l'unica possibilità che avremo di vedere il suo volto sarà per mano di artwork o di fan art. C'è comunque qualcosa di più profondo questa volta nella caratterizzazione del personaggio, probabilmente perchè stavolta il gioco non è strettamente legato ad un'esperienza VR.
 

La moglie di Ethan Winters appare ancora provata da quanto successo a Dulvey, in Louisiana. Assieme al marito, si è trasferita in Romania, lontana dai luoghi dell'orrore in cui era rimasta coinvolta.

 

Rosemary Winters è la piccola figlia di Ethan e Mia. Adora il suo orsetto peluche, la musica del carillon regalo della nonna e stare in braccio a mamma e papà.

 

Chris Redfield non ha bisogno di presentazioni. Dopo aver eliminato la minaccia di Lucas Baker, si è occupato eprsonalmente della sicurezza di Ethan e Mia. Nonostante ciò, non esita a crivellare di colpi Mia davanti al marito pur di sottrar loro la piccola Rose. Quali sono i reali motivi a spingerlo a comportarsi così?

 

Il Duca è la versione Village del mercante enigmatico di Resident Evil 4. Offre a Ethan tutto ciò che era in grado di offrire il mercante a Leon in Spagna, e anche di più. Adora mangire, fumare, fare affari e talvolta... pure ronfare beato nel suo carretto pieno di ogni ben di dio.

 

Alcina Dimitrescu è la castellana della regione. Amante dello sfarzo e del buon vino, vive nell'immenso castello omonimo assieme alle sue tre figlie. Un alone di terrore circonda la figura di Alcina, imponente, all'incirca 3 metri di curve e freddezza.

 

Le sanguinarie figlie di Alcina Dimitrescu sono palesemente dei mostri asetati di sangue in grado di trasformare  il loro corpo umano in sciami di letali insetti.

 

Heisemberg sembra essere il più umano dei quattro Signori della regione in cui Ethan si ritrova a dover sopravvivere per cercare la figlioletta Rose. Ma non tutte le prime impressioni si rivelano essere quelle più corrette.

 

Moreau appare come una creatura che di umano non ha rimasto molto, soprattutto a livello fisico. Gobbo, deforme e coperto da uno straccio logoro, sembra essere il più contagiato dei quattro Signori al soldo di Madre Miranda.

 

Madre Miranda è colei che regna incontrastata sul villaggio rumeno e sulle regioni adiacenti che sono affidate a coloro che lei reputa essere i suoi figli. Nessuno conosce esattamente la sua storia, ma viene venerata come se fosse una santa protettrice che, senza apparente ragioni, ha deciso di maledire gli abitanti pacifici del villaggio.

 

La vecchia strega è un'anziana donna considerata dai sopravvissuti del villaggio come una vecchia ma devota pazza. E' la prima a mettere al correente Ethan che sua figlia si trova al villaggio e che ce l'ha condotta Madre Miranda.

mostri      

 

I Lycan sono i nemici base di Resident Evil Village. Sono in grado di balzare giù dai tetti, di evitare i colpi di pistola e di aggredire sia a mani nude che utilizzando armi da taglio o da lancio (archi e frecce). Alcuni di loro possono essere dotati di una rudimenmtale ma resistente corazza che li rende molto pericolosi.

 

Queste creature che si incontrano nelle segrete del castello per la prima volta sono le creature che assomigliano più agli zombie classici che ai Ganados. Seppur a volte dotati di armi da taglio, preferiscono attaccare a mani nude, caracollando con i tipici passi da zombie verso l'obiettivo. Possono fuoriuscire dal terreno in aree funebri e possono essere dotati anche di una specie di elmo per prevenire i maggiormente dannosi colpi alla testa.

 

Questa versione volante dei Moroaica non è per nulla un pensiero per il giocatore, piuttosto una noia per le orecchie in quanto non fanno altro che svolazzare e gridare. A discapito della lunga lingua, attaccano dall'alto con pedate, ma bastano pochi colpi per buttarli giù.

 

Queste creature sono la versione corazzata dei Moroaica. Praticamente si tratta degli stessi zombie che abbiamo visto negli scenari della Dimitrescu e di Donna Beneviento, ma dotati di un rudimentale csco per evitare i colpi alla testa. Bastano comunque un paio di proiettili o una bella fucilata per eliminare la schermatura e renderli identici agli altri. Possono usare delle armi.

 

La serie dei Soldat creati da Heisenberg comincia con il tipo Ein, in pratica un Hauler più alto dotato di trivella in un braccio e motorino elettrico che ne comanda i movimenti. L'apparecchiatura in questione, che ricorda quella viosta in Nemesis nel remake del terzo episodio e vagamente il cuore esposto dei classici Tyrant, è chiaramente il punto debole della creatura.

 

Soldat Zwei è la naturale evoluzione del tipo Ein, solo che in questa creatura entrambe le braccia sono dotate di grossa trivella. Sebbene la sequenza di attacchi sia differente rispetto al tipo Ein, lo Zwei ha il medesimo punto debole, che solitamente però è posto posteriormente e dunque più complicato da colpire.

 

Soldat Jet è la versione potenziata di Soldat Zwei. Maggiormente corazzato, è dotato sulla schiena di un piccolo jet pack che gli permette di compiere balzi più ampi rispetto al modello precedente. Una volta però eliminata la corazza anteriore, il motorino elettrico è completamente vulnerabile ad ogni tipo di attacco.

 

Soldat Panzer è la versione più corazzata dei Soldat creati da Heisenberg, ma tolta la spessa corazza, che ne rallenta i movimenti, il punto debole frontale è sempre il medesimo e può essere colpito senza troppa difficoltà.

mini boss & boss      

 

Queste creature non hanno più nulla di umano e assomigliano quasi compeltamente a bestie assetate di sangue. Si mormora che ne esista una di maggiori dimensioni, forse il capobranco...

 

Questa enorme creatura armata di un grosso martello, che non esita ad utilizzare per schiacciare gli avversari, altro non era un tempo che il pacifico capo del villaggio ormai sotto lo scacco dei Lycan.

 

La prima delle tre figlie di Alcina Dimitrescu viene sconfitta per puro caso dall'intrepido Ethan che, nella foga di colpirla, manda in frantumi una vetrata del castello rivelando così il punto debole dlla creatura, umana soltanto nell'apparenza, ma in realtà consumata ed imitata da innumerevoli insetti infetti.

 

Cassandra è la figlia preferita di Alcina, la quale non eita a chiamarla a più riprese per occuparsi del povero Ethan. Come la sorella, però, finirà anch'ella pietrificata senza troppe difficoltà.

 

Daniela è l'ultima delle tre figlie di Alcina Dimitrescu e forse è la più pericolosa, proprio perchè completamente succube dall'infezione. Ciononostante, anche lei finisce in frantumi dopo esser stata prima raffeddata e poi bersagliata di proiettili.

 

L'altissima castellana è il primo boss vero e proprio del gioco. Ferita da Ethan tramite un antico pugnale avvelenato, si trasforma in una specie di drago-centauro capace di librarsi in volo e scatenare uno sciame di pericolosi insetti, probabilmente gli stessi insetti che imitavano le fattezze delle tre povere disgraziate che la Dimitrescu definiva come figlie.

 

L'orrendo neonato gigante che perseguita Ethan in Casa Beneviento può essere definito il vero boss dello scenario a discapito della bambola Angie perchè in grado tranquillamente di ingoiare in un sol boccone il povero Winters senza se e senza ma. Unica arma disponibile controq uest'asurda creatura è la fuga.

 

La bambola tanto amata da Donna Beneviento sembra essere dotata di vita propria, ma in realtà è manovrata dalla stessa proprietaria la quale utilizza le piante in suo possesso per generare allucinazioni e nascondersi all'occhio indiscreto. Non si tratta di un vero e proprio boss, ma meritava una menzione speciale inq uesta sezione in quanto creatura piuttosto disturbante, come lo è l'intero scenario in cui si muove assieme alla sua padrona.

 

Incapace di controllare l'infezione e geloso del ruolo che Ethan assume ai suoi occhi malati nei confronti di Madre Miranda, Moreau diventa ancora più disgustoso trasformandosi (o melio, venendo inglobato) in una creatura da incubo capace di spostarsi sia in acqua che sulla terra ferma. E' in grado di espellere a comando grandi quantità di vomito corrosivo, ma non sembra essere capace di poterne controllare l'emissione.

 

Questo povero diavolo altro non è che uno dei fallimentari esperimenti di Heisemberg nel vano tentativo di creare un esercito di creature con le quali contrastare Madre Miranda. Dotato di un motore a reazione impiantato nel corpo mutilato e con motoseghe al posto delle eliche, il mostro è completamente cieco e tende a sbattere ed incastarsi nei muri come i Garrador di kennediana memoria. Occhio però al suo lanciafiamme.

 

Furioso, il quarto figlio di Madre Miranda si trasforma in una sorta di Transformer deforme che può essere affrontato soltanto con dell'artiglieri pesante, ironicamente costruita proprio dallo stesso Heisemberg. Curioso che, nonostante tutta quella ferraglia, il cappello e gli occhiali da sole siano rimasti al loro posto.

 

Questa volta tocca a Chris occuparsi del clone del boia di Resident Evil 5. Nemico principale è comunque lo scenario ridotto in cui il povero Chris si ritrova a dover affrontare la creatura armata di mazza chiodata. Ma Chris ne ha passati di ben più grossi e pericolosi...

 

Per impedire a Ethan di riprendersi la figlioletta, Madre Miranda si trasforma in una specie di personaggio Fantasy in grado di levitare dal terreno, sferrare artiglaite e lanciare dei globi di non si sa quale sostanza verso il povero malcapitato, utilizzando ovviamente le escrescenze fungine del megamicete che controlla/la controlla.

 

Ad un certo punto del combattimento, Miranda sarà in grado di spostarsi volando letteralmente sopra la testa di Ethan per sferrargli ulteriori e più potenti attacchi.

 

La metamorfosi tutta quanta insaddlerita di Madre Miranda non aggiunge molto di più al suo pattern di attacchi, se non la possibilità delle zampe da ragno, che sarebbero poi le sue ali rinsecchite e indurite, di punzecchiare Ethan di tanto in tanto.

files      

video      

Questa strategia in video non ha alcuna intenzione di mostrare record personali o particolari abilità del giocatore, ma offre lo sviluppo del gioco da un punto di vista cinematografico per far assaporare al meglio le atmosfere lugubri e l'azione di gioco. Oltre a fornire strategie utili per affrontare particolari situazioni e risolvere alcuni rompicapo, offre inoltre la possibilità di leggere i file che vengono raccolti durante il gioco, assistere ai dialoghi tra i personaggi e gustare gli avvenimenti che contornano l'azione di gioco.

Giocatore

Shin Bilstein

Versione

Resident Evil Village (PS4)

I filmati possono essere visualizzati nel lettore sottostante oppure essere visti in sequenza automatica (ovviamente in rigoroso ordine) cliccando il collegamento della Playlist. Buona visione.

 

 

 

 

Giocatore

Shin Bilstein

Versione

Resident Evil Village (PS4)

I filmati possono essere visualizzati nel lettore sottostante oppure essere visti in sequenza automatica (ovviamente in rigoroso ordine) cliccando il collegamento della Playlist. Buona visione.

 

 

 

 

 

 

 

 

segreti      

 - -

 - -

 - -

 - -

 - -

resident evil arts      

Tutti gli artwork originali e gli schizzi preparatori pubblicati in questa pagina sono una piccola selezione degli artwork ufficiali realizzati dagli uomini della Capcom in fase di sviluppo del videogame e pertanto il copyright delle suddette immagini originali appartiene a Capcom. Il logo TheEvilProject.com posto sulle immagini rappresenta il copyright della composizione originale effettuata per raggruppare le immagini scelte e pertanto si invitano gli utenti a non rubarle (utopia) per poi utilizzarle in altri siti. Gli artwork originali e gli schizzi preparatori sono tratti dai volumi ufficiali "Biohazard Archives" e "Resident Evil Archives" pubblicati rispettivamente in Giappone e negli Stati Uniti da Capcom (all rights reserved).

Con la pubblicazione dei trailer di Resident Evil Village, é nata una vera e propria mania per il personaggio di Alcina Dimitrescu, scatenando vere e proprie orde di meme dedicate alla formosa e gigantesca castellana romena. Di seguito vi propongo non i meme, che potete reperire facilmente in rete, ma alcune delle cosplayer migliori riguardanti questo personaggio di cui ad oggi, a circa 4 mesi dal lancio del gioco, si sa ancora molto poco.

 

 

 

 

 

 - -
 - -
 
 

Torna al menu

 

Resident Evil (Biohazard) copyright Capcom All original content copyright TheEvilProject.it 2006 - 2021