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la scheda del gioco |
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commento di Shin Bilstein
Il problema principale dei due Resident Evil Outbreak è proprio questo: non hanno una storia ma si potrebbe affermare che campano di rendita sulla storia di Raccoon City e della sua distruzione. I cinque scenari in cui sono entrambi divisi i giochi sono scollegati tra loro e hanno un unico denominatore: portare i personaggi in salvo alla fine dello scenario per poi poter salvare i progressi di gioco e passare allo scenario successivo. Volendo trovare una storia a tutti i costi potrebbe essere questa: la ricerca di una via di fuga prima che il virus contagi i protagonisti e che Raccoon City venga distrutta dall'ordigno nucleare tattico che il governo sta per inviare per sterilizzare la zona. Tema già affrontato in Resident Evil 3 sebbene dal punto di vista di Jill Valentine.
Annunciato da tempo, molto atteso dai fan di tutto il mondo, Resident Evil Outbreak ripropone la tragedia di Raccoon City dal punto di vista di alcuni normali cittadini alle prese con i mostri generati dall'incidente nei laboratori sotterranei dell'Umbrella. Il gioco si differisce molto dai capitoli della saga principale, pur riproponendone le ambientazioni e la dinamica: è diviso in scenari ed è stato espressamente costruito per essere giocato online in multi-player, componente fondamentale che inspiegabilmente viene a mancare nella versione PAL del primo episodio, determinandone l'insuccesso. I personaggi che possono essere utilizzati contemporaneamente dai giocatori sono tre, scelti da un cast di otto, ognuno dei quali con le proprie caratteristiche specifiche comportamentali e di combattimento. I protagonisti possono chiedere aiuto ai loro compagni, scambiarsi oggetti come avveniva in Resident Evil Zero tra Rebecca e Billy, cooperare in qualsiasi modo per portare a termine lo scenario. Componente innovativa del gioco è l'infezione da T-Virus che deve essere tenuta sotto controllo tramite l'assunzione di farmaci e che, se raggiunge il 100%, determina la morte del personaggio e la sua successiva trasformazione in uno dei numerosissimi zombie che infestano la città. La grafica è interamente tridimensionale e ripropone alcuni degli scenari classici della serie principale, come il laboratorio in cui lavorava William Birkin o la centrale di polizia in cui il novellino Leon S. Kennedy entrò credendo di trovarsi finalmente al sicuro. Si possono incontrare nemici classici, come i Licker e gli Hunter, più nuovi nemici derivati dal propagarsi dell'infezione, come gli animali dello zoo di Raccoon City. Diversamente dagli altri capitoli, i nemici non si trovano stabilmente in alcune locazioni esclusive, ma seguono i giocatori costantemente, come faceva in alcuni tratti di gioco Nemesis di Resident Evil 3, determinando situazioni claustrofobiche in cui i personaggi sono braccati senza sosta dalle orribili creature che infestano gli scenari. Ogni personaggio può utilizzare armi ma anche oggetti comuni come spranghe o addirittura spazzoloni per le pulizie per far fronte alle minacce, tenendo comunque conto che gli oggetti comuni sono suscettibili a usura e quindi si possono spezzare con l'utilizzo (o addirittura essere distrutti dagli attacchi dei nemici); possono compiere anche azioni esclusive, come mosse evasive oppure attacchi speciali. Nonostante le ottime premesse, i due capitoli di Resident Evil Outbreak sono stati accolti tiepidamente dalla critica del settore, considerandoli semplicemente dei giochi forse troppo arcade che, nonostante il multi-player, non portano assolutamente nulla di nuovo all'interno della serie. Come dire... episodi che potevano essere benissimo non sviluppati. Dall'altra parte però si trovano coloro che invece hanno acclamato con pareri positivi i nuovi giochi, perchè direttamente collegati agli episodi storici della serie e quindi degni di essere definiti come Resident Evil più di quanto lo sarebbe stato di lì a poco Resident Evil 4. Da applaudire, comunque, il filmato introduttivo del primo Outbreak, che mostra cosa accade sotto la città pochi istanti prima del propagarsi dell'infezione, con tanto di William Birkin mutato e una costruzione sonora e visiva ben azzeccata. Da criticare invece la scelta di aver diviso in due file il gioco: i due titoli infatti non sono uno il seguito dell'altro, ma fanno parte di un unico progetto (incompleto) di Resident Evil diviso in scenari.
IL MIGLIOR SPIN-OFF NON CANONICO (MA CHE IN REALTÀ È COME SE LO FOSSE) IDEATO DA CAPCOM : RESIDENT EVIL OUTBREAK Partiamo con il dire che innanzitutto Raccoon City annovera un record di cui certamente i suoi abitanti avrebbero volentieri fatto a meno: è una delle città più sfigate che siano mai esistite nella storia dell'umanità. In fondo quale altra cittadina al mondo nel giro di pochi mesi ha visto metà dei suoi residenti trasformati in orrende creature e l'altra metà massacrata da famelici zombi, finendo poi per essere rasa al suolo da una bomba atomica??? Eppure, nonostante il tragico destino subìto, Capcom ebbe la brillante idea di riportare alla luce una Raccon City in tutto il suo orripilante splendore in quello che fù una sorta di prequel della saga principale numerata, allo scopo di farci vedere attraverso gli occhi di un folto gruppo di nuovi protagonisti i tragici momenti che avevano caratterizzato gli ultimi attimi di vita e il disperato tentativo di fuga per la sopravvivenza degli abitanti della sfortunata città di Chris Redfield e compagnia bella. Questo grazie a Resident Evil: Outbreak, un progetto che nelle intenzioni della software house giapponese era stata concepita per fare, all'epoca, un primo tentativo sperimentale verso il gioco online (non per niente il titolo con cui il progetto venne presentato era in origine Biohazard Online), ma pure per colmare la fame di zombi de parte degli utenti PlayStation 2, che si erano visti dinanzi agli occhi veder rubata la loro saga horror preferita dopo essere stata dirottata su GameCube per divenire a tutti gli effetti esclusiva di casa Nintendo.
CAPCOM NE SÀ UNA PIÙ DEL DIAVOLO
Concepito come una enorme avventura strutturata a più livelli autoconclusivi, ben venti, con la componente del gioco in rete come elemento fortemente caratterizzante, il progetto venne quindi trasformato in una (potenziale) serie, valorizzando adeguatamente la modalità di gioco offline, che in un primo momento doveva essere principalmente di contorno, ma che poi venne presa in considerazione dagli sviluppatori per venire incontro alle esigenze di tutti quegli utenti che per varie ragioni non potevano permettersi il gioco via web, anche se con l'unica pecca che l'intelligenza artificiale fosse al quanto altalenante, ragion per cui rendeva l'esperienza di gioco in parte frustrante e non poco.
UNA STORIA TANTO BANALE QUANTO AVVINCENTE
Resident Evil Outbreak era ambientato a livello di trama fra Resident Evil 2 e Resident Evil 3: Nemesis, e catapultava l'utente nel bel mezzo degli eventi che avevano portato poi alla prematura fine di tutti gli abitanti di Raccoon City, una città devastata da un terrificante virus creato dalla celeberrima azienda farmaceutica, la Umbrella Corporation, che riportava in vita i morti e trasformava in taluni casi uomini e animali in sanguinarie creature affamate di carne viva, pertanto morale della favola: in città c'era il caos. In tale contesto, otto cittadini, fra i quali spiccano le due figure più importanti, ovvero un poliziotto del R.P.D. nonché collega di Leon S. Kennedy protagonista proprio in RE2 , e una giornalista a caccia di notizie, la quale avrebbe poi in futuro portato alla luce le tragedie avvenute in Louisiana tramite un articolo di giornale letto da un ex-ricercatore dell'Umbrella (speculazione, N.d.W.) e vale a dire Ethan Winters protagonista in RE7. Le vicende di costoro cominciano mentre si trovavano seduti ai tavoli del J's Bar quando fuori, per le vie, esplodeva in tutta la sua violenza il terrificante contagio causato dal T-virus, portando un'orda di morti viventi ad attaccare così i clienti del locale, che decidevano di barricarsi momentaneamente al suo interno prima di riprendersi dallo shock e cercare un modo per scappare da quella che rischiava di trasformarsi in una trappola mortale. Da quel momento in poi, nei panni di uno degli otto personaggi, ognuno dei quali aveva i suoi punti deboli e i suoi punti di forza, i giocatori avevano un solo obiettivo: fuggire dalla città superando indenni i vari scenari da cui era composta l'avventura. Una delle caratteristiche interessanti del gioco è che tali ambientazioni non dovevano essere necessariamente giocate in una sequenza predefinita, a esclusione del primo, quello del bar, ma potevano essere completati a caso una volta sbloccati.
LA CHIAVE DEL GAMEPLAY È SEMPLICE MA GENIALE: COOPERARE PER SOPRAVVIVERE Peculiarità del gameplay, che di base somigliava a quello dei giochi classici di Resident Evil, era che in Outbreak si poteva e doveva interagire con gli altri compagni di sventura, gestiti dall'intelligenza artificiale del prodotto (ce n'erano solitamente tre, ma spesso uno di loro moriva e ne rimanevano due a supporto), impartendogli degli elementari ordini predefiniti tramite un apposito menu coi pulsanti del pad di PlayStation 2, e scambiando con loro degli oggetti utili quali erbe curative, proiettili, armi, facendo però attenzione a non esagerare per evitare di sottraergli troppe risorse, in quanto penava il rischio di renderli vulnerabili più del dovuto agli attacchi dei nemici. Per certi versi è quanto poi abbiamo visto negli ultimi anni implementato nella serie numerata principale con la co-op fra due personaggi in RE5 e RE6. Da evidenziare il fatto che ogni elemento del gruppo di sopravvissuti aveva un modo di comportarsi e di reagire al pericolo diverso a seconda delle già citate abilità e del suo carattere, per cui non era affatto scontato che eseguissero i comandi ricevuti o si comportassero come dei compagni affidabili. Se ad esempio l'agente di polizia di Raccoon City, Kevin, era abilissimo e coraggioso nell'affrontare orde di zombi con la sua pistola, lo scorbutico Mark sembrava spesso restìo ad accettare ordini e tendeva ad agire da solo, mentre la minuta Yoko cercava di evitare lo scontro andandosi a nascondere sotto a qualche letto o dentro agli armadi, piuttosto che andare a soccorrere gli altri. Nel gioco era infatti possibile celare la propria presenza alla vista delle creature infette, che in caso di scontro potevano essere affrontate invece a viso aperto utilizzando, oltre alle canoniche armi, anche alcuni degli elementi ritrovati negli scenari, come per esempio bastoni, tubi di ferro o bottiglie, sia come elementi di difesa improvvisati che come oggetti da abbinare ad altri per creare degli ostacoli per arginare temporaneamente gli zombi, come nel caso dell'accoppiata pistola spara-chiodi e assi di legno. Era anche possibile salvare alla vecchia maniera di tutti gli altri titoli della saga e ricominciare, di fatto, a rigiocare dallo stesso punto in cui si era salvata la partita ogni qualvolta si voleva grazie alle care e buone vecchie macchine da scrivere, ragion per cui niente "check point" come visto in RE4-RE5-RE6, ma veri e propri salvataggi in pieno stile Resident Evil che rendevano l'avventura di gioco incredibilmente tosta, laddove se morivi ricominciavi dall'ultimo punto salvato.
L'INFEZIONE DEL PROTAGONISTA: PECULIARITÀ TOP DEL TOP
Altra caratteristica di rilievo del prodotto era l'infezione dei personaggi. Ognuno dei membri del gruppo, infatti, poteva essere colpito dal T-virus, che man mano si procedeva nel livello incrementava lo stadio dell'infezione all'interno dell'organismo ospitante fino a condurlo a morte certa, una caratteristica che poi sarebbe stata ripresa in altri tre futuri giochi della saga, ovvero, RE: Operation Raccoon City ; RE: Resistance ; RE2 Remake - ? - (e anche nel prossimo gioco multiplayer Resident Evil RE: VERSE, N.d.W.) Unica soluzione per rallentare i suoi devastanti effetti o per debellarlo del tutto (almeno fino al prossimo contatto ravvicinato con qualche mostro) erano delle apposite pillole che potevano essere recuperate all'interno delle varie location.
RIGIOCABILITÀ ASSICURATA Alla fine di ogni missione era presente un finale e veniva assegnato un punteggio alla prestazione dell'utente, infatti questo punteggio teneva conto di tanti fattori quali gli oggetti raccolti durante la partita, i file scoperti, il comportamento tenuto durante le fasi di gioco nei confronti dei compagni o dei nemici e via dicendo. Grazie a questi "premi" si potevano quindi sbloccare decine e decine di segreti.
LA CITTÀ DI RACCOON CITY È UNA GIOIA PER GLI OCCHI
Pur trattandosi di uno Spin-Off, Resident Evil Outbreak era graficamente un gioco a dir poco eccezionale per i tempi in cui uscì, nonché tra i migliori giochi mai prodotti a livello hardware del parco PS2, paragonabile alle produzioni "Tripla A" riservate spesso e volentieri unicamente ai titoli numerati principali della saga di Resident Evil, e questo già la dice lunga sull'importanza che Capcom ha voluto dare a questa mini-serie. Non a caso ancora oggi a distanza di 10 anni (2011-2021) moltissimi fan chiedono a gran voce non solo una remastered in HD per riportare a nuova vita Outbreak su console next-gen, ma soprattutto vorrebbero con grande desiderio un nuovo capitolo di questa serie, ambientato magari nella cittadina di Tall Oaks considerata sugli eventi narrati in RE6 come la seconda apocalittica Raccoon City. Parlando proprio di quest'ultima, una ciliegina sulla torta di cui poteva vantare Outbreak era il cameo che presentava uno scenario ambientato nella famosa stazione di polizia di Raccoon City, uno dei luoghi più amati dai fan dell'intera saga. Al suo interno infatti i giocatori vivevano le fasi antecedenti all'arrivo di Leon e Claire (in uno dei finali si potevano incrociare a bordo dell'auto della polizia che poi si sarebbe andata a schiantare all'inizio di Resident Evil 2), con la possibilità di incontrare alcuni agenti superstiti capitanati dallo sfortunato poliziotto Marvin Branagh, laddove con il loro aiuto ed esplorando l'edificio i giocatori avessero trovato un modo per fuggire. A tutto ciò va anche menzionato il fatto che il vantaggio maggiore che poteva offrire Outbreak era quello di mostrare a 360 gradi tantissime aree della riverente Raccoon City, che invece non ci venivano mostrate proprio in RE2 e RE3; quest'ultimo aveva indubbiamente una esplorazione della città superiore al secondo capitolo, ma comunque impallidiva in confronto ad Outbreak, quindi insomma una bella chicca non da poco per i fan. Le musiche prodotte sono degne di un film dell'orrore, così come da una pellicola del genere sembrano tratti tutti i campionamenti inerenti i vari grugniti, lamenti e rumori emessi dalle creature e l'atmosfera sonora generale che si respira durante l'avventura è da incubo.
TIRIAMO LE SOMME
Nonostante l'assenza della modalità per il gioco online nel primo episodio della mini serie, che comunque ne limita parecchio il potenziale, Resident Evil Outbreak è comunque da considerarsi una perla preziosa, a maggior ragione se pensiamo che di giochi spin-off della saga dall'alto livello tecnico di codesto qui ad oggi non c'è ne sono più stati. Lontano per forza di cose dagli schemi dell'avventura classica della saga, Outbreak è certamente un titolo in grado di offrire molte ore di divertimento ed un discreto coinvolgimento proprio grazie alla sua natura di gioco "multiforme". Rivisitare alcune aree di Raccoon City già viste ma soprattutto scoprirne tante altre di nuove, collaborare a vicenda per fuggire dalle grinfie di affamati zombi mimetizzandosi, con il senno di poi nello stare attenti a non farsi infettare dal virus per diventare uno di loro e portandoci inevitabilmente ad attaccare i nostri stessi compagni, é sicuramente una gioia per tutti i fan dell'horror-game targato Capcom. VOTO 3,5 SU 5
Grafica 4/5 - Molto buona, considerando anche che si tratta della prima trasposizione in tre dimensioni della Raccoon City fino a quel momento visitata a sprazzi solo su fondali prerenderizzati in Resident Evil 2 e Resident Evil 3. Peccato per i caricamenti, numerosi e decisamente troppo lunghi. La possibilità di installare il gioco su hard disk abbassa i tempi, ma la spesa da sostenere per l'acquisto della periferica non vale la candela. Più economico armarsi di pazienza.
Longevità 5/5 - Molti livelli di difficoltà di gioco, tanti personaggi dalle differenti caratteristiche con cui affrontare gli scenari, tonnellate di bonus da sbloccare: la longevità dei due titoli è molto elevata, ma minata seriamente dal fattore giocabilità. Come per i caricamenti, anche in questo caso occorre una buona dose di pazienza e soprattutto di tempo libero, dato che per riuscire a sbloccare tutto dei due titoli potrebbero volerci mesi.
Giocabilità 1/5 - Se muovere i personaggi dei principali Resident Evil é considerato alla stregua di muovere un carro armato dal punto di vista dei comandi, in questo caso il carro armato è dotato di una zavorra di alcune tonnellate. A poco importa se i personaggi hanno abilità specifiche che possono agevolarli o meno in determinate situazioni: riuscire a spostarli in maniera fluida e realistica è impossibile. L'impostazione di gioco è obsoleta, per un titolo costruito principalmente per essere giocato online (e il primo dei due in Italia non ha questa caratteristica) e il divario tra la capacità di combattimento dei personaggi e le possibilità di offesa dei nemici è abissale. Giocati in solitario (con il supporto di partner mossi dalla IA) possono essere entrambi portati a termine, ma non senza parolacce, dato che i personaggi di supporto, anche se compatibili caratterialmente con il personaggio mosso dal giocatore, si comportano da perfetti cerebrolesi e, spesso e volentieri, abbandonano il giocatore, per essere poi ritrovati stesi a terra in una pozza di sangue.
Storyline 2/5 - La storia dei due Outbreak è presto raccontata: fuggire da Raccoon City. Non ci sono molte implicazioni interessanti, se non alcuni retroscena al limite della fantascienza sulle ricerche dell'Umbrella Inc. che lasciano il tempo che trovano. Il gioco si lascia trainare da quanto visto e vissuto giocando a Resident Evil 2 e Resident Evil 3 (e infatti lo scenario più azzeccato tra tutti resta quello ambientato nella stazione di polizia, in cui si può respirare l'antica atmosfera claustrofobica dei Resident Evil della serie principale), ma non riesce quasi mai a catturare il giocatore come lo hanno fatto questi due titoli storici.
Caratterizzazione dei personaggi 2/5 - A livello di biografia personale, gli otto personaggi giocabili principali dei Resident Evil Outbreak hanno tutti un loro accurato background culturale e sociale che li definisce in maniera molto ben precisa; a conti fatti, però, questa caratterizzazione, pur ben fatta, viene a mancare se si gioca a questi titoli come devono essere giocati, ossia online, dove le simpatie o antipatie reciproche vengono di fatto (e verosimilmente) annullate dalla ricerca di sopravvivenza dei giocatori, a patto di non incontrare giocatori che decidono di comportarsi esattamente come la controparte ludica impersonata (e non sarebbe male, visto che oggi va tanto di moda fare RP).
Difficoltà 5/5 - Affrontati a difficoltà basse, i due titoli possono essere portati a termine tranquillamente anche in solitario; se il livello di difficoltà viene alzato, possono sorgere alcuni problemi, facilmente risolvibili in modalità cooperativa, ma tutto sommato non impossibili. Il vero fattore difficoltà di questi due titoli è la noia, sempre in agguato peggio di una zombie.
Sonoro 4/5 - Nulla da eccepire nel reparto musiche ed effetti sonori. Tra tanti difetti, l'introduzione di File #1 è forse tra le più belle dell'intera serie di Resident Evil, sia dal punto di vista visivo che, ovviamente, da quello sonoro.
Valutazione personale 2/5 - L'idea alla base di Resident Evil Outbreak 1 e 2 è ottima, ma è arrivata troppo presto e nella console sbagliata. Poter impostare una partita online, con relativi acquisti di quelle periferiche che all'epoca non erano che costosi optional della Playstation 2, non era accessibile per la maggior parte dei giocatori, a differenza di oggi, grazie alle nuove console già dotate di connessioni alla rete e hard disk molto capienti. Accanto a queste difficoltà logistiche, si affianca (e non è un difetto da poco) una giocabilità poco intuitiva, figlia di una impostazione vecchia e ammuffita che difficilmente si può coniugare con un gioco nato per l'online e complesso come Outbreak. Sarebbe interessante vederlo riproposto oggi, non solo dal punto di vista estetico, ma proprio dal punto di vista della giocabilità, viste le introduzioni fatte da titoli come Resident Evil 4 (visuale) e, tanto per citare un titolo che a mio parere ha assorbito qualcosa dall'Outbreak e lo ha proposto in maniera decisamente migliore, Dead Rising. Sarebbe sicuramente una killer application. |
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personaggi principali |
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mostri e boss |
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Al momento non ho ancora effettuato alcuna
registrazione di gameplay del primo Outbreak, ma prima o poi
me ne infischierò dei caricamenti assurdamente eterni e
allora...
Questa strategia in video non ha alcuna intenzione di mostrare record personali o particolari abilità del giocatore, ma offre lo sviluppo del gioco da un punto di vista cinematografico per far assaporare al meglio le atmosfere lugubri e l'azione di gioco. Oltre a fornire strategie utili per affrontare particolari situazioni e risolvere alcuni rompicapo, offre inoltre la possibilità di leggere i file che vengono raccolti durante il gioco, assistere ai dialoghi tra i personaggi e gustare gli avvenimenti che contornano l'azione di gioco.
Al momento non ho ancora effettuato alcuna
registrazione di gameplay del primo Outbreak, ma prima o poi
me ne infischierò dei caricamenti assurdamente eterni e
allora...
RESIDENT EVIL OUTBREAK FILE #2
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segreti |
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